Diversi modi per incontrare una balena

Uno dei miei sogni nel cassetto è sempre stato incontrare una balena: sin da piccola mi hanno affascinato tantissimo tutti gli animali e questa, beh, era una dei miei preferiti. Mi risultava impossibile immaginarne le dimensioni, la maestosità. Fu così che quando al cinema spopolò Free Willy, la storia dell’orca assassina che veniva liberata dal suo amico umano, me ne innamorai completamente: allora, al di la dei documentari sugli animali, non è che se ne sentisse parlare spesso di balene ed orche e avevo solo un paio di libri che ne parlavano. Sembravano animali sfuggenti, impossibili da trovare.

Passano gli anni, l’amore per gli animali rimane.

Nel 2015, io e Lorenzo, tra le varie tappe della nostra luna di miele, facciamo tappa a Miami. Passiamo un paio di giorni a zonzo, tra le Everglades e le spiagge, finchè il primo gennaio non ci troviamo un po’ annoiati, indecisi se guidare verso Key West o scendere a visitare il Miami Seaquarium. In un attimo ho un flash: a Miami, acquario ben più piccolo di Orlando dove si trova Seaworld, e davanti al quale non avevo ceduto, c’è lei, Lolita. Lolita è un’orca, convive con alcuni delfini e durante il giorno fa un paio di spettacoli per mostrarsi al pubblico. Sta in una vasca a cui non è possibile avvicinarsi se non prima degli spettacoli. Mi faccio fregare: posso finalmente vedere un’orca, devo solo varcare quella porta.

La me stessa che odia la barca, che ci vomita quasi sempre, che ha il terrore del mare aperto e delle onde, festeggia: per quest’oggi non dovremo stare male e ci limiteremo a conoscere questa nuova creatura.

Dopo una mattinata guardando delfini saltare, foche fare acrobazie, arriva lei: Lolita, insieme ai suoi amici delfini, mettono in piedi il loro spettacolo. Ad ogni tuffo, Lolita alza una quantità d’acqua allucinante, i bambini gridano, io resto impietrita: se già la struttura non mi sembrava all’altezza, questa vasca è decisamente troppo piccola. Vorrei poterla vedere negli occhi, avvicinarla, chiederle se si diverte davvero o se quei delfini le stanno un po’ sulle scatole. Ne usciamo straniti: Lolita mi aveva stregata e intristita allo stesso modo. Ero, sono, certa che non meritasse di stare li dentro.

Mi sono detta: mai più. Non voglio mai più pagare per vedere un animale divertire le persone. Non succederà mai, nemmeno quando avrò un figlio. Piuttosto, giuro, se mi dice che vuole vedere un orso bianco lo porto in Antartide.

Ed è da questa esperienza che quest’estate, alla volta della California, non mi sono voluta lasciare scappare la possibilità di incontrare una balena. Per davvero.

Dopo aver studiato la zona di Monterey, da dove partono un sacco di visite al giorno per il whale watching, indipendentemente dal momento dell’anno anche se sfavorevole per l’incontro con questi bei mammiferi, ho convinto Lorenzo ad una giornata-sfacchinata di trasferimento per scendere fino a Ventura, da dove partono le escursioni verso le Channel Islands, Parco Nazionale USA raggiungibile guidati da una compagnia di barche che organizza solo alcune gite durante il giorno, che sia per visitare le isole, vedere le balene, conoscere la fauna marina. La compagnia Island Packers gestisce queste visite dal 1968, oltre a fare ricerca sul canale e la sua fauna.

Non me la sento di fermare una visita anticipatamente, telefono mentre scendiamo e chiedo com’è il mare, già terrorizzata all’idea di come sarebbe stato l’Oceano in pieno agosto: mi tranquillizzano dicendo che è sereno, tranquillo come tutto il mese. Prendo fiducia, fermo due posti per la gita di 4 ore circa che arriva ad Anacapa Islands, ritira qualche persona che è scesa la mattina per il trekking sull’isola e torna a terra. Obiettivo principale incontrare wildlife, ovvero attesissimi delfini, balene se si ha fortuna, foche e uccelli marini.

Tra noi e l’isola, il nulla. Non si scorge nemmeno all’orizzonte, mi fido della guida e provo di prendere posto sul piano superiore della barchetta. Saremo in 20 persone, Lorenzo accanto a me che mi tiene una mano, io che stringo la barca con l’altra. Ho le nocche bianche dalla paura e dalla forza con cui mi attacco alla barca. Usciamo dal porto e la nave traballa in partenza, mi preparo a 4 ore di vomito continuo ma poi, inaspettatamente, tutto si ferma. L’oceano aperto è veramente immobile. Le onde non si percepiscono, certo la barca non va fortissimo, ma nemmeno piano. Arriviamo a circa metà del tragitto, ancora nulla di avvistato tranne qualche leone marino o foca in porto, e cominciano a raccontarci di quello che dobbiamo aspettarci: ci chiedono di scandagliare l’orizzionte e segnalare se vediamo uno sbuffo, che quella mattina era stata fortunata e le balene si erano fatte vedere. Ci stanno spiegando che quelle che possiamo incontrare sono balenottere azzurre, quelle immense giganti del mare, quando Lorenzo mi fa “guarda la” e segnala al capitano uno sbuffo. Ci avviciniamo. Lei se ne sta li…vicina, non troppo, lontana non troppo, sicuramente diffidente ma non spaventata. Scompare e poi riappare poco più in la, la seguiamo piano. Ci avviciniamo e la barca si ferma. Restiamo immobili nel silenzio più totale. L’oceano è silenziosissimo quando spegni la barca e ti lasci dondolare. L’unico rumore, la balena che sbuffa: una, o due, balenottere azzurre giovani, che ci salutano e dopo qualche minuto riscompaiono.

Inutile dire che l’emozione, i suoni, tutto quello che è successo in quei pochi istanti li porterò dentro per sempre. Non è certo stato l’incontro con Lolita: qui tra noi e loro non c’era nulla. Potenzialmente se avessero voluto ribaltarci la barca, l’avrebbero fatto in una codata visto che il “forellino” di sfiatamento che solitamente si vede nelle immagini in tv era grande come un salvagente da adulti, se non di più.

Sulla navigata di ritorno alla fine, sono passati anche i delfini a trovarci: lontani, cavalcavano le onde in un branco di circa 50 esemplari.

Mi sono detta: mai più. Non voglio mai più pagare per vedere un animale divertire le persone. Non succederà mai, nemmeno quando avrò un figlio. Piuttosto, giuro, se mi dice che vuole vedere un orso bianco…lo porto in Antartide.

[inutile dire che per l’emozione, le mie foto sono venute uno schifo. La foto in copertina è by Davide Cantelli on Unsplash]

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